mercoledì 13 gennaio 2010

La grande onda

Questa riflessione che sto facendo sembra quasi un film e allora vediamola come lo fosse davvero.
Prima di tutto la colonna sonora che non può non essere dei Beach Boys:
"Surfin' USA", "Barbara Ann", "Good vibrations" oppure "God Only Knows" che Paul McCartney definì la più bella canzone d'amore di tutti i tempi.
Poi l'ambientazione: me la immagino in stile
"Un mercoledì da leoni" di John Milius che descrive la California degli anni '70 oppure una più attuale, come quella del film "Point Break" di Kathryn Bigelow, con Keanu Reeves nella parte dell'agente dell'FBI e Patrick Swayze che interpreta il sedicente leader carismatico di una gang di surfisti che rapinano le banche con addosso le maschere di alcuni ex presidenti degli Stati Uniti.
Mi ricordo che già qualche anno fa, quando rividi quest'ultimo film trasmesso alla tv, non mi appassionò particolarmente la trama o lo sviluppo della vicenda in sè quanto la trasposizione dello stile di vita di questi surfisti californiani.
Vista in modo superficiale, "la cultura dei surfisti" che sta
anche alla base del cosiddetto "Surf Rock" e che ebbe come esponeti gruppi del calibro dei Chantays e Surfaris prima, successivamente dei Beach Boys, è la cultura dei "giovani muscolosi intossicati di adrenalina" e delle prosperose ragazze californiane, dei party sulla spiaggia, delle onde da cavalcare ad ogni costo in una vita vissuta molto velocemente, magari con l'aiuto di alcol e droghe. Insomma proprio una vita alla Dennis Wilson dei Beach Boys.
Un'estate che non ha mai fine.
Meno superficialmente, però, penso che questo tipo di cultura, affondando le sue radici proprio negli anni '60, rendesse la tavola da surf un simbolo di libertà e, perchè no, di ribellione giovanile.
E mi piace pensare che tutt'ora la tavola rappresenti un simbolo del genere.
Quindi dopo colonna sonora ed ambientazione veniamo agli attori.
Chi interpreta questa "storia" fatta di onde, paraffina, sabbia, palme, strade dritte come se fossero tracciate con un righello? Penso che ognuno di noi possa essere il protagonista di una storia così.
Il surf è come una metafora della vita.
Personalmente mi piacerebbe poter fare qualcosa del genere e sentirmi libero, libero davvero.
"You're done, once you're a surfer you're done. You're in. It's like the mob or something. You're not getting out". Una volta che sei un surfista, è fatta. Sei entrato nel giro. È come entrare a far parte di una banda o qualcosa del genere. Una volta dentro, non puoi più uscirne. Parola di Kelly Slater, senza dubbio il più grande surfista di tutti i tempi.
Personalmente penso di aver trovato il mio "punto di rottura" anche nella vita di tutti i giorni, un punto della svolta, un punto da cui non si può tornare indietro. Ed ora mi sento come Jhonny Utah e Bodhi mentre aspettano la loro grande onda, quella onda che risolverà, in un modo o nell'altro, il destino di entrambi.
Dal mio punto di vista ci sono quasi.
Ho la tavola, la muta è ben allaccita, il leash è attaccato come un morso alla caviglia.
Entro in acqua. Sento il sale che si ancora al mio visto, sento il sapore della salsedine sulle labbra.
Ormai sto nell'acqua da un pezzo, steso sopra questa tavola umida cercando di non cadere, nuotando tra i flutti. Alla ricerca di questa benedetta line up, che sembra non arrivare mai.
E mi rendo conto che il più delle volte per quante bracciate tu riesca a fare, per quanto tu ti sforzi a pagaiare, ti ritrovi più indietro del punto da cui eri partito. Altro che Kelly Slater.
Se fossi un pro, o meglio, se fossi un vero surfer e non solo un appassionato, uno che "parla per sentito dire", probabilmente saprei riconoscere con certezza l'arrivo di un'onda buona, sia in mare che nella vita di tutti i giorni. Quindi che si fa? Ora non so se quella che vedo all'orizzonte sia o meno "la grande onda" ma sento che è giunto il momento. Il momento del vero take off.
Mi viene in mente una frase del film di Kathryn Bigelow, una frase dal sapore un po' zen ma maledettamente vera che spiega cosa si dovrebbe fare in casi come questi, come il mio.
E vorrei poterla applicare anche alle svariate situazioni della vita, come fanno i veri surfers.

"Devi sentire l'onda, assecondare la sua energia, sintonizzarti e poi lasciarti andare."

:)

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