giovedì 28 gennaio 2010

Equilibrio

"A volte la realtà supera le fantasie più pazzesche."
Nulla di più vero, nulla di più semplice e immediato. Forse anche banale ma tant'è.
Mi sono sempre chiesto perchè certe cose che ci accadono nella vita di tutti i giorni (positive o negative che siano) portano sempre a delle rivoluzioni, piccole o grandi non importa.
E me lo chiedo perchè sento sempre più spesso di amici che ad un certo punto della loro vita, sembrano aver perso certi appigli, certezze o consuetudini, chiamatele come volete.
E questo, poco o tanto, si sa, destabilizza.
A volte sono sensazioni momentanee, che tendono a svanire nell'arco di poche ore, altre meno. E sembra che tutto debba cambiare. Quindi pare quasi necessaria o inevitabile una specie di rivoluzione.
Forse il termine potrebbe sembrare esagerato, ma pensiamoci bene: una rivoluzione non è un cambiamento radicale vero e proprio.
Si ritorna sempre, prima o poi, al punto di partenza, al punto da cui si era partiti. O poco più in là.
Come nel moto dei pianeti.
Ma quello che conta è cosa accade durante la rivoluzione, cosa si apprende e a che costo lo si apprende.
E lo stesso vale per noi, credo. Dipende da cosa siamo in grado di assorbire dalle esperienze che ci hanno portato ad essere quello che siamo oggi. E quindi a migliorarci, a spostarci anche solo di qualche centimetro da dove siamo partiti tempo addietro.
Solo che non è così automatico, non è la solita formula matematica e non è detto che cambiando l'ordine degli addendi il risultato non cambi.
Insomma non esiste una specie di "pilota automatico" durante momenti come questi, non c'è una persona che ti guidi, che ti dica cosa fare o come farla. Ed è giusto che sia così. Non si deve dipendere da nessuno quando di mezzo ci sono scelte che potrebbero cambiarti la vita. E mi ritorna in mente, da buon "Addicted to Jack Frusciante è uscito dal gruppo" quale sono diventato, una frase del libro, molto significativa

"...Ma Alex mica dipendeva.
Poteva andare benissimo col pilota automatico.
Ma quello era sopravvivere...vivere era tutta un'altra storia"

That's the point.
Vivere è un'altra storia.
E per vivere bene bisogna cercare di ritrovare se stessi, nonostante tutte le rivoluzioni che accadono, bisogna trovare la propria dimensione. Una dimensione che non implica necessariamente rotture con quello che siamo stati prima, almeno non per tutti.
Nel mio caso non è una rottura con il passato, non rinnego nulla delle scelte che ho fatto e di come ho gestito la mia vita fino a qualche tempo fa.
Però capita qualcosa che ti fa "saltare fuori dal cerchio".
Una rivoluzione, quindi.
E questo salto ti fa guardare le cose in maniera più nitida a tal punto che quelle cose non sono mai sembrate essere così chiare come le vedi in questi giorni.
Fino a 3 mesi fa ero inquadrato, laureato, etichettato, fidanzato, progettato, mancava solo la data di scadenza.
E dopo i tanti sbattimenti degli ultimi mesi, sono ripartito da zero, più lucido, più attento a quello che conta veramente per me, per la mia vita, per i miei affetti.
Direi che ho trovato un nuovo equilibrio.
Un equilibrio che mi fa star bene, che mi completa.
Ma visto che tendo a ripetermi spesso e volentieri, questa volta non spiegherò chi o come ha fatto sì che trovassi quell'equilibrio, tanto si sa, lo avrete capito o intuito.
Non so quantificare quanto tempo ho impiegato per trovarlo: forse 3 mesi, 3 giorni o 3 minuti.
E' puramente soggettivo, non importa.
E forse non son nemmeno dovuto andare lontano da tutto e da tutti per trovarlo.
La mia non è di certo la storia del giovane benestante Christopher McCandless alias Alexander Supertramp, non è una storia in stile "Into the wild". No, quella è un'altra cosa, niente terre estreme fortunatamente.
Perchè, secondo me, è proprio come c'è scritto in un libro a me caro:

"Alla fine l'equilibrio interiore non è da cercare.
Forse ce l'abbiamo già, e più ci muoviamo o agitiamo o altro, e più ce ne allontaniamo."

:)

PS. Lo so, mi ripeto nella stesura di questi post ma è un po' come il pittore che torna ad aggiungere una pennellata ad un quadro che sembrava finito. Sì perchè a volte non si finisce mai di aggiungere.

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