mercoledì 6 gennaio 2010

E' davvero qui dove si arriva?

In questi giorni ho pensato molto a come avrei dovuto o voluto iniziare questo mio blog, con un'introduzione o magari con una presentazione, che ne so...Poi capita che ci pensi troppo, vorresti poter calibrare ogni minima cosa che scrivi, scegliere attentamente ogni tasto che spingi sulla tastiera e ad un tratto tutto sembra perdere di significato, entri in un turbine di pensieri da cui non trovi via d'uscita. Come una sorta di cortociruito.
Penso che in momenti come questi, o meglio, come quelli che sto vivendo da qualche mese a questa parte, potrei restare a fissare il monitor per ore e non solo. Starei a guardare anche il soffitto per ore. iPod spento, sguardo spento, cervello spento. Ogni tanto vorrei prendere a calci i miei libri e le mie riviste che si erano stratificate in camera da letto, gettar via vecchi disegni, chilometri di carta e grafite, vecchi plastici impolverati di cui, sono certo, a fatica mi libererò. Devo resettare il sistema.
Così inizio con l'inscatolare tutti i miei CD, i miei vecchi nastri, i miei dischi. Stacco le foto dalla parete, strappo vecchie carte. Svuoto l'armadio. Smonto il letto. Tabula rasa, finalmente.
Per non farmi mancare proprio nulla formatto pure l’hard disk del PC. Ora sto seduto nella mia stanza vuota e con lo sguardo rivolto alla finestra. "Ho sabbia nel cervello ed un sapore metallico in bocca" penso.
Vuoto. Silenzio. Era quello che cercavo, che avevo desiderato dopo gli ultimi mesi traballanti e pieni di avvenimenti che, nel bene o nel male, hanno segnato la mia vita, non so se momentaneamente o definitivamente ma tant'è. Sono delle cicatrici. All'improvviso comincio a pensare al futuro, al domani ed inizio a sentire una strana sensazione alla bocca dello stomaco. Quel futuro che fino a qualche giorno fa sembrava distante, offuscato, quasi inaccessibile ed ora si fa incombente, inizia a delinearsi e ad approssimarsi alla vita reale. Insomma siamo alla resa dei conti. O meglio alla prima resa dei conti.
"E' davvero qui dove si arriva?" mi chiedo.
Non lo so, penso che siano una serie di sensazioni che prima o poi tutti provano. Quasi come fosse un cocktail che prima o poi tutti bevono, solo che alcuni ne bevono solo un piccolo sorso, altri vanno in coma etilico. Lungi da me la seconda ipotesi, per carità, neanche fossi in fin di vita.
"Ci passano tutti" penso e con un minimo di spirito d'autoconservazione tento di consolarmi. Ma si sa, la lingua batte dove il dente marcio duole e le stesse sensazioni si ripresentano minuto dopo minuto, giorno dopo giorno. I pensieri si affollano e si confondono. Aumentano le pulsazioni, diminuiscono le certezze.
Ogni tanto mi par di buttar le giornate nel cesso. Arrivo alla sera e mi addormento sul libro, davanti al computer, sopra alla minestra.
Basta. Bisogna fare qualcosa mi dico. Sì ma...cosa?
Ancora una volta mi viene in aiuto "l'amico" Neffa.
"...nessuno mi vede, nessuno mi sente, ma non per questo io non rido più..."
Ecco. Forse questa è la risposta.
"Mica va sempre così.."dico.
Magari poi mi innamoro di nuovo, trovo un lavoro ed arriva la primavera: le occhiaie stile panda spariscono, il fisico si asciuga un po' e questa cera alla Marilyn Manson che mi ritrovo scompare dalla faccia. Basta semplicemente andare avanti, nonostante tutto.
Più facile a dirsi, più difficile a farsi.
Quindi il viaggio non è alla fine ma solamente una svolta, per quanto tortuosa mi possa sembrare in questo momento. Sono ad un punto di non ritorno. E tutto sommato è un bene che sia così. E' una medicina amara ma necessaria per il paziente.
Quindi allacciate le cinture di sicurezza e localizzate le uscite di emergenza.
Ladies and Gentlemen, si parte.

PS. Un sincero "Grazie" ad Antonio che involontariamente mi ha convinto e aiutato ad iniziare tutto questo.



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