mercoledì 24 febbraio 2010

As usual

Era da tanto che non scrivevo di notte.
Non pensavo di riuscire a scrivere stasera, invece eccomi qui, luce soffusa, io seduto sul letto, sotto una pesante coperta che mi preme sulle gambe, con lo sguardo un po' corrucciato e illuminato dalla sterile luce dello schermo lcd del mio portatile, nell'arduo tentativo di mettere quattro frasi di senso compiuto in fila, febbre permettendo, ovviamente.
Più facile a dirsi che a farsi.
Sarà questo colpo di coda dell'influenza che mi ha sorpreso prima del week-end.
Sarà che ho un po' di casino in testa da qualche giorno.
Sarà che in questi giorni è successo tuttoeilcontrarioditutto.
Sarà che mi sembra aver perso dei passaggi fondamentali in questi giorni ed ora non so come gestire certe situazioni, certe relazioni, perchè come dice il buon John Mayer "half of my heart's got a grip on the situation, half of my heart takes time".
Sarà che non mi aspettavo una cosa del genere.
Sarà che come al solito avrò sbagliato qualcosa.
Sarà.
Sarà ma sono stanco di questa situazione paradossale post laurea, in cui le uniche certezze sembrano essere l'ora del pranzo e della cena. E per una volta ringrazio quelle quintalate di parole che ho versato sul piatto con i miei dopo cena, anche se con la mia costante incapacità di sintesi, pochi concetti, molte parole, as usual.
Si perchè oggi ho realizzato che domani mattina vorrei svegliarmi ancora con il sorriso, e lasciare fuori le situazioni che non capisco e che mi annebbiano la mente, ora come ora.
Anche perchè un passo alla volta ogni pezzo tornerà al suo posto. Credo. Spero. Sì insomma dai, avete capito.
Quindi da domani prenderò il toro per le corna, da domani inizio la mia corsa verso il futuro.
Dove mi porterà non lo so ancora e sinceramente adesso non mi importa. Di programmi, il nostro, non ne fa più, l'ho già detto più volte, anche se poi chiunque leggerà tutto questo, capirà quello che vuol capire e tirerà le sue conclusioni.
Sinceramente sono stanco di aspettare un domani che non arriva mai.
Come dice uno dei miei scrittori preferiti, il futuro devi "aggredirlo appena affacciato il muso preoccupato fuori dalla tana".
E sia allora, non mi tiro indietro.
Perchè non vorrei avere rimpianti un domani e tanto meno voglio entrare in un vortice di pessimismo cosmico leopardiano in cui l'infelicità è parte integrante del genere umano in quanto tale. No, assolutamente no, non ci credo. Anzi resto convinto del contrario, devo iniziare a vivere la mia vita per essere felice, invece mi sono lasciato condizionare da troppe cose, as usual.
E poi, detto fra noi, non voglio iniziare a "smollare" proprio sul più bello, proprio dove si deve iniziare a fare sul serio. Perchè se ci penso mi viene in mente che ci sono persone che lavorano tanto ad una cosa o ad un qualsiasi progetto, per anni e anni, magari senza avere molte soddisfazioni e poi, quando questa cosa che han messo in piedi sta per compiersi, se ne vanno un attimo prima del successo che li avrebbe consacrati, che li avrebbe ripagati dei sacrifici fatti.
Come è successo a John Frusciante dei RHCP, per esempio.
Oppure al designer della bottiglietta della Coca-Cola, la bottiglietta Contour per capirci, quella di vetro, che dovrebbe richiamare una silhouette femminile. A proposito, mi è venuto in mente questo piccolo aneddoto proprio oggi, dopo aver visto il nuovo spot della celeberrima bibita in tv. Si dice che l'azienda produttrice Coca-Cola avesse chiesto al designer se voleva essere pagato con un'unica somma di danaro, "tutto e subito" quindi, oppure con una parte della somma che gli spettava e l' 1% di ogni bottiglietta venduta. Ma visto che l'azienda era agli inizi, lui rispose che "quella roba nera lì non si sarebbe mai venduta" e che voleva tutto e subito.
Le considerazioni sul destino e sul futuro in questo caso si sprecano.
Però credo che non si possa pensare al futuro se si è continuamente zavorrati dal passato anche se sarebbe più comodo stare aggrappati inesorabilmente a quello che abbiamo adesso.
Ma ad un prezzo piuttosto alto secondo me: senza mettersi in gioco e senza poter cogliere certe occasioni.
Perchè si sa: quello che non si conosce, inquieta.
E lo so che qualche post fa suggerivo di vivere il presente senza pensare al futuro ma a vivere un presente così mutevole ed incerto, oggi io non mi ci vedo molto.
Perchè se ho capito qualcosa in questi giorni è che, a mio modestissimo avviso, è inutile continuare a rimandare, inutile restare all'interno "del cerchio che ci hanno disegnato attorno" (o che inconsciamente ci siamo disegnati noi, da soli) e non avere la forza di saltare fuori, a scapito di quello che veramente siamo, di quello che vogliamo, del nostro Vero Io, della nostra Personalità e, perchè no, della nostra Felicità.
E limitarmi a restare seduto sulla banchina di cemento a fare "trainspotting", come facevano Sick Boy,Renton, Tommy e Spud nell'omonimo film, non fa per me.
Solo che questa non è una storia scritta da Irvine Welsh, non si tratta di dover fare una scelta tra vivere alla giornata o mettere la testa a posto per conformarsi alla società.
Qui si parla di vita reale.
La mia vita.
Si tratta di scegliere fra la vivere una vita vera o sopravvivere con il pilota automatico inserito.
As usual.

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