venerdì 16 aprile 2010

El sueño de la razón produce monstruos

Scrivo anche se non dovrei, se non potrei, se non vorrei.
Sono in studio alle prese con un lavoro, per dare una mano ai miei ex colleghi.
C'ho un po' di pausa, me la gioco scrivendo due righe.
Il mio tè è bollente. Guardo fuori dalla vetrata. Un sole pallido.
E questo lavoro che. Nulla è originale. Tutto si copia. Persino il modo di esprimersi.
Il telefono che continua a suonare. Gente che deve parlare con me per 'sto lavoro.
Sì salve, sono io...Sì "il paesaggista" (...) ... Eh sì, c'ho la voce squillante perchè sono giovane...25...Laureato da poco...Sì Sì, grazie, mi dica.
Intanto pensi "...Dai c***o che non ho tutto il pomeriggio per parlare del più del meno con te, con il capo seduto di fianco a me..."
As usual.
Forse è anche questo che ha contribuito a scaricare le mie batterie.
Però intanto ci sono ancora dentro a 'sta gabbia quindi tocca stringere i denti per un poquito.
Routine.
Dejà - vù.
Replay.
Click. Click. Esc. Ctrl - Z. F8. Invio.
Eh.
Echipiùnehapiùnemetta.
Mi rimbocco le maniche della camicia.
C'ho ancora un po' da fare prima di stasera.
Sta lottizzazione che sto seguendo a dirla tutta mi urta un po'.
Perchè sento che la testa è lontana da qui, ancora troppo presa da cose che.
Premo Canc e riprendo, altrimenti poi faccio qualche casino.
Premo Canc e riprendo, altrimenti stasera dormo qui.

El sueño de la razón produce monstruos.
Il sonno della ragione genera mostri.
In tutti i sensi.



Ecco a 'sta foto schiaffo un "No comment"...