mercoledì 14 aprile 2010

...Click!

Eccomi, eccomi.
Vi sono mancato? Eh, addirittura.
Io non credo. O forse un po' sì dai, viste le mail arrivate in questi giorni. No, è solo che l'autostima a tratti vacilla ancora e così mi aggrappo a tutto. Ogni appiglio sembra buono per vedere le cose da un punto di vista differente. E sia.
Ho ancora negli occhi le immagini di questi giorni. E per lo più sono delle istantanee, come se nella mente avessi tante Polaroid. Forse qualche foto è pure uscita mossa ma non è il caso di fare sprechi di certi momenti viste certe difficoltà a.
Il primo click venerdì pomeriggio.
In macchina, sull'aquattro direzione Milano. Controsole. Centoventi costanti con qualche punta, tanto per. Non ho fretta me la prendo comoda. Mano sinistra sul volante, mano destra che preme sui bottoni dello stereo. La radio gracchia, la voce che va e viene. Vai di CD. Un po' mi rilasso, finalmente.
Secondo click venerdì sera.
In quattro a camminare per le vie in salita della città alta, con quel pizzico d'atmosfera medioevale. Vedere le quattro ombre che si proiettano sul selciato e rivedermi spaiato, senza un'altra ombra vicino la mia mi ha fatto uno strano effetto. Forse perchè era la prima volta che ero veramente consapevole di essere da solo dopo più di dieci anni. Mumble, mumble, mumble, come nei fumetti. L'atmosfera dei posti in cui mi trovo spesso mi condiziona. Per me è come un fondersi con la città. Mi capitava spesso anni fa, quando abitavo a Venezia. Ogni tanto la notte uscivo per far due passi quando di dormire proprio non mi riusciva. Ecco. Qui idem, anche se siamo a duecentocinquanta chilometri di distanza, niente laguna e tutto il resto. Per qualche attimo, però, ritrovo questa sensazione nello scoprire certi scorci fra il tessuto stretto ed irregolare del centro storico, nel cogliere la quantità smodata di pattern diversi, l'alternanza di luci e di ombre. Se ci ripenso era il luogo adatto per riflettere fra me e me su certi aspetti, su quello che mi sta capitando. Ho macinato più di trecento chilometri in due giorni ma ne è valsa certamente la pena.
Terzo click ancora venerdì sera, qualche ora dopo.
Ecco qui la foto è uscita un po' mossa. Perchè alla fine c'è tempo per l'immancabile pinta di Guinness in un Irish Pub, minuto ma affollatissimo. E noi seduti su quel divanetto in penombra, sotto quella grande finestra dal gusto un po' retrò da cui filtrava una luce fioca, quasi polverosa. Adoro certe atmosfere. Btw, come i veri Dubliners, per dirla alla James Joyce, brindiamo anche noi stasera...Slawncha!!
Quarto click qualche ora dopo.
Scendo verso "l'altra città", con il passo che si fa un po' incerto. Strani giochi di luce, strani cromatismi: per qualche attimo tutto sembrava virare in uno strano effetto seppia, alla Alfred Stieglitz, per capirci. Altro che Polaroid. E qui qualche flashback in effetti c'è stato, qualche cortocircuito nella mente è avvenuto, fortuna che la notte è abituata a custodire certi miei pensieri ormai. As usual.
Quinto click sabato pomeriggio.
Homecoming. Il ritorno a casa, nella grigia cittadina di provincia che tanto mi sta stretta. Pomeriggio assolato passato con gli occhi un po' gonfi a causa delle lenti a contatto nuove e. E poi certe cose che forse stavo meglio senza. Ed era pure il dieci, tanto per gradire, come mi ha puntualmente ricordato qualcuno.
Sesto click domenica.
Semplicemente lascio tutto spento. Cellulare mai acceso. Televisione costantemente a schermo nero. Anche la testa fade to black. Ho acceso qualche ora il PC perchè mi era venuta voglia di scrivere qualcosa ma. Fade to black ebbasta.
Settimo click ieri pomeriggio.
La prova d'abito per la cerimonia. Costantemente asciugato dal commesso che mi poneva domande se preferivo una giacca tre bottoni o una semplice due, un pantalone cinque tasche con finitura o meno. Eh. Che momenti. E le raccomandazioni della serie 'però non mi portare il pantalone così calato come il jeans che indossi ora il giorno della cerimonia, mi raccomando' piazzate lì con l'aria un po' schifata. Grazie della dritta mister, sia mai che. E c'ho pure una cravattina da antologia che mi ha affibbiato che vi lascio immaginare.
Ottavo click martedì mattina.
Ritiro il passaporto, finally. Qui non c'è molto da dire, c'è solo molto da viaggiare. Via...
Se ci penso bene, ci sarebbero altri click, altri bottoni da premere, altre istantanee da cogliere.
Però mi sa che le pellicole stanno terminando quindi meglio non fare sprechi di certi momenti, l'ho pur detto prima. Per questa volta mi fermo qui. Mi ritorna alla mente una frase letta in un libro ai tempi dell'università. Una frase semplice ma che sa di chiosa perchè se guardi oltre non parla solo di fotografia ma anche di vita, della vita di tutti i giorni.

"Non bisogna mai giudicare un fotografo dal tipo di pellicola che usa, ma solo da come la usa"


AmildCaseofSanity. Polaroid.
(amildcaseofsanity.deviantart.com)