domenica 16 maggio 2010

A Hundred Per Cent

E' da un paio di giorni che 'sta cosa mi rimbalza nella testa.
Me lo ripeto come un mantra.
L'ho detto pure l'altra sera con M., sempre davanti alla pinta di Guinness.
"Sai in quel momento ho pensato che sarei morto felice, perchè stavo facendo quello che mi piace".
Eh adesso.
Il solito catastrofista, il solito esagerato direte voi.
Il nuovo io, direi io.
Lasciamo stare la morte che è meglio, non son qui per portarmi sfiga da solo, visto che ne ho a pacchi già di mio.
Quella considerazione era una presa di coscienza, un attimo di estrema lucidità.
Arrivata dopo 5 lustri.
Troppo presto o troppo tardi?
Echilosa?
Sentire quella situazione impagabile che non provavo da molto tempo o che forse non ho mai veramente provato.
Sentire di essere padroni del proprio destino, lasciarsi guidare dall'istinto una volta tanto.
Libero arbitrio all'ennesima potenza.
Awesome.
Ecco, in quel momento, in quelle scelte ero io, me medesimo.
Al cento per cento.
Niente imposizioni, niente briglie, niente gioghi.
Io il responsabile di tutto.
Io con la mia incoscienza di chi non ha più nulla da perdere.
Io e la mia inquietudine che mi impedisce di restare fermo.
Io che un posto ancora non l'ho trovato.
Io che mi son visto scivolare via dalle mani qualche persona di troppo.
Io che 'pensavo di' e invece.
Io che la mia vita l'ho rivoltata come un calzino.
Corro all'indietro ad un mese fa circa, quando è iniziato tutto.
Come nelle trame dei film è iniziato quasi per scherzo, per scavallare questa noia che mi si appiccicava addosso, per scrollarmi di torno un po' di polvere e, scusate la franchezza, per non dover passare un'estate al sole a guardare le mie cicatrici dell'inverno.
Per non dover restare inerme a guardare la vita che avrei potuto fare se i nostri finali fossero come quelli dei libri.
Ecco.
Non ci sto, già ora faccio fatica a sopportarlo, figuriamoci quando il sole ti picchia sulla testa e il caldo ti attanaglia.
Che poi, a pensarci bene, è lo stesso motivo di fondo del mio disinteresse totale nei confronti di.
Perchè ogni volta è una coltellata e mi rendo conto che di certe cose, di certi fatti, di certe persone ne parlo sempre meno.
Ogni volta lo sguardo si ferma in un punto nel vuoto, gli occhi si socchiudono un po', la voce si fa strana e il fiato si fa corto.
Le stesse sensazioni di dicembre insomma.
Forse perchè un frammento di quello che provo pulsa ancora per.
Quindi via, contrariamente alla mia indole mi sono buttato senza sapere se il paracadute che tante volte mi ha salvato si sarebbe aperto o anche semplicemente dove atterrare e soprattutto se sarei atterrato sulle gambe o semplicemente con il culo per terra.
Ed il bello è che non ho fatto ancora niente.
Sono all'inizio di un lungo viaggio.
Un viaggio che mi servirà non tanto a mettere piede sulla terra straniera, quanto a mettere piede sul mio Paese come fosse una terra straniera.
L'ho scritto anche ad una persona mentre arrivavo a destinazione qualche giorno fa.
Spero abbia capito a cosa si riferivano le mie parole.
Guardare l'orizzonte e non vedere confini, non vedere limiti ti fa sentire vivo.
Ti fa sentire vivo al cento per cento.
Ti fa sentire l'infinito.

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